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Rimborso ai Datori di Lavoro per i Donatori di Sangue: Tutto Quello che Devi Sapere

Ogni giorno, migliaia di italiani scelgono di compiere un gesto nobile: donare il proprio sangue per salvare vite. Ma cosa succede sul piano lavorativo per chi fa questa scelta? E, soprattutto, quali sono i diritti e i rimborsi previsti per i datori di lavoro del settore privato che anticipano la retribuzione ai propri dipendenti in occasione della donazione di sangue?

In questa guida approfondita e aggiornata, scoprirai tutto ciò che devi sapere sulla normativa INPS in vigore, in particolare grazie alla Circolare INPS n. 96 del 26 maggio 2025, che fornisce chiarimenti importanti e operativi su come ottenere i rimborsi. Vedremo chi ne ha diritto, quali documenti conservare, come fare il conguaglio e quali sono le tempistiche da rispettare. Un approfondimento utile per aziende, professionisti delle risorse umane e lavoratori.


Perché è importante parlare di rimborsi per i donatori di sangue?

Il sistema sanitario italiano si basa anche sulla solidarietà. La legge tutela i lavoratori dipendenti che scelgono di donare il sangue garantendo loro il diritto a una giornata di riposo retribuita. Ma chi paga questa giornata? In prima battuta è il datore di lavoro, ma la legge prevede un meccanismo per ottenere il rimborso da parte dell’INPS, affinché la generosità non diventi un peso economico per le imprese.


Cosa prevede la normativa?

Secondo quanto stabilito dall’art. 1 della legge 13 luglio 1967, n. 584, come modificato nel tempo, il lavoratore dipendente che dona il sangue ha diritto a:

  • una giornata di riposo retribuita;
  • la conservazione della normale retribuzione, come se avesse lavorato regolarmente.

Il datore di lavoro, che anticipa tale retribuzione, può chiedere il rimborso all’INPS, anche in deroga a eventuali limitazioni normalmente previste per l’indennità economica di malattia.


Novità della Circolare INPS n. 96/2025

La Circolare n. 96/2025 aggiorna e riordina le precedenti istruzioni contenute nelle circolari n. 25/1981 e n. 29/2017. L’INPS chiarisce che i rimborsi si applicano sia:

  • ai lavoratori che donano sangue,
  • sia a quelli giudicati inidonei alla donazione, ma che comunque hanno sostenuto esami e accertamenti presso i centri trasfusionali.

Questa estensione è importante perché garantisce anche la tutela di chi si rende disponibile, ma per motivi clinici non può procedere con la donazione.


A chi spetta il rimborso?

Il rimborso spetta esclusivamente ai datori di lavoro del settore privato che anticipano la retribuzione per:

  • una giornata intera di assenza per donazione;
  • ore specifiche in caso di inidoneità accertata.

Sono inclusi tutti i lavoratori dipendenti, indipendentemente dal contratto o dal settore: industria, commercio, servizi, agricoltura, domestici ecc.


Come calcolare la retribuzione da rimborsare

Per i donatori idonei:

La retribuzione è pari a quella prevista come se il lavoratore avesse effettivamente svolto la propria prestazione, escluse solo le voci non ricorrenti (es. straordinari occasionali, premi una tantum).

Per i lavoratori inidonei:

Il calcolo avviene in base al tempo effettivo trascorso per l’accertamento, comprensivo:

  • del tempo presso il centro trasfusionale,
  • del tempo necessario per tornare al posto di lavoro.

Il calcolo si basa sulla retribuzione mensile teorica divisa per 26, e successivamente per il divisore orario se si tratta di assenze parziali.


Modalità di rimborso all’INPS

Il datore di lavoro può ottenere il rimborso attraverso il sistema di conguaglio nei versamenti contributivi INPS. Per farlo, deve:

  1. Compilare correttamente il flusso UNIEMENS nel mese in cui è avvenuta la donazione (o la non idoneità).
  2. Inserire la tipologia di assenza e gli importi da conguagliare.
  3. Conservare tutta la documentazione per almeno 10 anni.

Documenti da conservare

È fondamentale avere una documentazione precisa e completa. Il datore di lavoro dovrà conservare:

  • Certificato medico della donazione;
  • Dichiarazione del donatore (firmata);
  • Certificato di inidoneità (per chi non ha potuto donare);
  • Codice fiscale della struttura (ASL, ospedale o associazione).

Tempi per la richiesta

Il rimborso può essere richiesto entro il mese successivo a quello in cui si è verificato l’evento (donazione o inidoneità). Trascorso questo termine, il diritto al conguaglio potrebbe decadere.


Cosa cambia per i lavoratori agricoli?

Anche i lavoratori agricoli, sia a tempo determinato che indeterminato, rientrano nel diritto alla giornata o ora di permesso retribuito. Il datore di lavoro dovrà fare riferimento al flusso Uniemens-PosAgri, utilizzando un divisore orario standard di 6,5 ore per giornata lavorativa.


Conclusioni: un diritto da tutelare, un dovere da conoscere

Garantire il diritto alla retribuzione per chi dona sangue è un pilastro del nostro sistema sanitario e della responsabilità sociale d’impresa. Le imprese che si attivano per sostenere questo diritto, oltre a rispettare la legge, contribuiscono concretamente alla salute pubblica.

La Circolare INPS n. 96/2025 rappresenta uno strumento fondamentale per comprendere le regole, evitare errori burocratici e valorizzare il contributo di ogni singolo lavoratore che decide di fare la differenza.

Fonte: INPS

Avviso: Le informazioni fornite sono indicazioni generali. Per dettagli specifici o chiarimenti, si consiglia di rivolgersi agli uffici competenti o a un patronato.