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Rapina in Farmacia a Monopoli: La Macchia sul Pollice e la Voce lo Tradiscono, Arrestato 52enne

Un colpo ben architettato, una minaccia gelida, un’arma puntata… ma alla fine, sono stati i dettagli più umani – una semplice macchia sul pollice e il timbro di una voce – a porre fine alla fuga di un rapinatore. Una storia che unisce paura, intuizione investigativa e giustizia, ambientata nella quieta cornice di Monopoli, in provincia di Bari, dove i Carabinieri hanno svelato l’identità di un malvivente grazie a un’indagine tanto meticolosa quanto affascinante.

Tutto ha avuto inizio in una giornata apparentemente qualunque, a gennaio 2024, quando un uomo con il volto coperto da un passamontagna fece irruzione in una farmacia. Non un ladro improvvisato, ma qualcuno con intenzioni chiare: pistola alla mano – una salve senza tappo rosso, simile a una vera arma – minacciò la farmacista presente, costringendola a consegnare l’incasso. Un gesto rapido, violento e preciso, ripreso interamente dalle telecamere di sorveglianza.

Ed è proprio lì che i primi indizi hanno preso forma. I Carabinieri di Monopoli, esperti già noti per la loro abilità investigativa, hanno visionato i filmati e, tra le immagini sgranate e i movimenti agitati, hanno individuato ciò che a uno sguardo distratto sarebbe potuto sembrare insignificante: il modo di camminare del sospettato, una macchia visibile sul pollice destro e infine la voce. Una voce rauca, riconoscibile, la stessa che mesi prima avevano sentito durante un altro arresto.

Sì, perché quell’uomo, un 52enne residente a Fasano, era già noto alle forze dell’ordine. Nell’estate del 2024 era stato arrestato per aver derubato alcuni turisti in un lido della zona. In quell’occasione, la perquisizione domiciliare aveva portato al sequestro di una pistola a salve priva del tappo rosso, elemento chiave che avrebbe poi ricollegato il soggetto al colpo in farmacia.

Non finisce qui: grazie a una consulenza tecnica fonica, è stato possibile confrontare la voce registrata nel video della rapina con quella dell’indagato. La corrispondenza era chiara. E così, tra l’elemento fisico della macchia, il riconoscimento vocale, i precedenti e la dinamica analizzata fotogramma dopo fotogramma, il cerchio si è chiuso.

La Procura della Repubblica di Bari, con tutte le prove a disposizione, ha richiesto l’applicazione di una misura cautelare. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta, disponendo gli arresti domiciliari per il 52enne.

Questa vicenda non è solo cronaca nera, ma anche un perfetto esempio di come la tecnologia, unita all’occhio attento degli investigatori, riesca a fare luce sulla verità anche mesi dopo i fatti. Un piccolo dettaglio, come una macchia su un dito o il suono di una voce, può diventare l’elemento chiave per riportare ordine e giustizia in una comunità.


Fonte:
Carabinieri.it – Notizia del 10/06/2025

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