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Digital Service Tax: Cos’è, Chi Deve Pagarla e Come Funziona in Italia

L’imposta sui servizi digitali (nota anche come Digital Service Tax) è un tributo introdotto per tassare i grandi operatori del digitale che generano ricavi significativi in Italia. Si applica con un’aliquota del 3% sui ricavi derivanti da specifiche attività legate alla pubblicità online, all’intermediazione tra utenti e alla raccolta e trasmissione di dati tramite piattaforme digitali.

Questa misura fiscale rappresenta una risposta concreta all’evoluzione dell’economia digitale, che spesso sfugge ai modelli di tassazione tradizionali, soprattutto quando si tratta di multinazionali del web.


Quali attività rientrano nella Digital Service Tax

Sono tre le principali categorie di servizi digitali soggette all’imposta:

  1. Pubblicità mirata veicolata tramite interfacce digitali, come banner pubblicitari su siti web e social media, indirizzati a specifici segmenti di utenti.
  2. Intermediazione digitale multilaterale, ovvero piattaforme che permettono agli utenti di connettersi, interagire e concludere transazioni per la vendita o l’acquisto di beni e servizi (es. marketplace e app di sharing).
  3. Trasmissione di dati degli utenti: servizi che raccolgono e vendono dati generati dall’interazione degli utenti con l’interfaccia digitale.

L’imposta si applica solo se l’utente è localizzato in Italia al momento dell’utilizzo del servizio. Questa localizzazione viene stabilita principalmente tramite l’indirizzo IP del dispositivo.


Soggetti obbligati al pagamento

La Digital Service Tax si rivolge esclusivamente a grandi imprese che operano online. Devono versare l’imposta quei soggetti che:

  • Esercitano attività d’impresa in Italia;
  • Hanno generato, nell’anno precedente, almeno 750 milioni di euro di ricavi globali (anche come gruppo);
  • Hanno prodotto almeno 5,5 milioni di euro di ricavi in Italia da servizi digitali imponibili.

Questa soglia alta mira a colpire colossi del digitale, evitando di gravare su imprese più piccole o su startup innovative.


Scadenze per dichiarazione e pagamento

Gli operatori digitali obbligati devono:

  • Inviare entro il 30 giugno di ogni anno una dichiarazione telematica che attesti i ricavi generati nell’anno solare precedente.
  • Effettuare il pagamento dell’imposta in due fasi:
    • Acconto del 30% entro il 30 novembre dell’anno in corso;
    • Saldo del restante importo entro il 16 maggio dell’anno successivo.

Il versamento va effettuato tramite modello F24. Per i soggetti non residenti che non dispongono di conto corrente italiano, è previsto il pagamento tramite bonifico bancario al Bilancio dello Stato.


Obblighi contabili e documentazione

La dichiarazione deve essere accompagnata da documentazione precisa e dettagliata, tra cui:

  • Un prospetto analitico con tutti i ricavi e i dati quantitativi utilizzati per il calcolo dell’imposta.
  • Una nota esplicativa che illustra i criteri adottati e le modalità di rilevazione.

Tali documenti devono essere redatti annualmente e conservati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.


Servizi esclusi dalla Digital Service Tax

Non tutti i servizi digitali rientrano nel campo di applicazione dell’imposta. Sono esclusi:

  • Le vendite dirette di beni e servizi tramite l’e-commerce proprietario (quando il fornitore non funge da intermediario);
  • Le piattaforme che forniscono contenuti digitali, servizi di pagamento o comunicazione in modo diretto;
  • Le interfacce digitali impiegate esclusivamente per la gestione dei sistemi interbancari.

Conclusione

La Digital Service Tax italiana rappresenta uno strumento mirato a garantire una maggiore equità fiscale nell’economia digitale, colpendo solo quei soggetti che generano profitti significativi nel nostro Paese. Le imprese coinvolte devono rispettare precisi obblighi fiscali, contabili e dichiarativi, pena sanzioni e controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.


Fonte:
Agenzia delle Entrate – Digital Service Tax

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