Share

Disoccupazione agricola: guida completa all’indennità per i lavoratori del settore

La disoccupazione agricola è un’indennità economica erogata dall’INPS pensata per tutelare i lavoratori del settore primario che, per motivi indipendenti dalla propria volontà, si trovano senza impiego per un certo periodo dell’anno. È una misura essenziale per chi lavora in agricoltura, un settore spesso soggetto a stagionalità e incertezze.

Questa forma di sostegno si conferma centrale per migliaia di operai agricoli italiani, offrendo un aiuto concreto in un’unica soluzione economica. Vediamo nel dettaglio chi può accedervi, quanto spetta, come funziona la domanda e quali sono i requisiti necessari per ottenerla.


A chi è rivolta la disoccupazione agricola

L’indennità è rivolta principalmente a:

  • Operai agricoli a tempo determinato (OTD) iscritti negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli;
  • Operai agricoli a tempo indeterminato (OTI) che abbiano avuto interruzioni del rapporto di lavoro durante l’anno;
  • Piccoli coloni e compartecipanti familiari;
  • Piccoli coltivatori diretti che versano volontariamente i contributi per almeno 51 giornate all’anno.

È fondamentale essere regolarmente iscritti negli elenchi agricoli per l’anno di competenza e non svolgere un’attività lavorativa prevalente in altri settori.

Chi non può richiedere l’indennità

L’accesso alla disoccupazione agricola è negato in alcuni casi, tra cui:

  • Domanda presentata oltre i termini;
  • Iscrizione alla gestione autonoma o alla Gestione Separata INPS per la maggior parte dell’anno;
  • Pensionati al 1° gennaio dell’anno di riferimento;
  • Prevalenza di attività non agricola nel biennio precedente;
  • Dimissioni volontarie (fanno eccezione le lavoratrici madri e i padri in congedo);
  • Lavoratori extracomunitari con permesso per lavoro stagionale.

Durata e importo dell’indennità agricola

La durata dell’indennità dipende dal numero di giornate di lavoro effettivamente svolte nell’anno precedente, con un massimo di 365 giorni al netto delle giornate già lavorate, indennizzate o non indennizzabili (es. espatrio definitivo).

L’importo erogato dall’INPS è diverso a seconda del tipo di contratto:

  • Operai a tempo determinato: 40% della retribuzione, meno il 9% di trattenuta per il contributo di solidarietà, fino a un massimo di 150 giorni;
  • Operai a tempo indeterminato: 30% della retribuzione, senza trattenute.

Il pagamento avviene in un’unica soluzione e include anche la contribuzione figurativa, utile per il calcolo della pensione (vecchiaia, invalidità, superstiti, anticipata).


Assegno al Nucleo Familiare (ANF) per lavoratori agricoli

Chi presenta domanda per la disoccupazione agricola può richiedere, contestualmente, anche l’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF). Questo contributo viene calcolato in base alla composizione del nucleo e al reddito familiare, con possibilità di richiederlo anche in modo retroattivo per un massimo di cinque anni.

Attenzione: dal 1° marzo 2023, l’ANF è stato abrogato per le famiglie con figli e sostituito dall’Assegno Unico Universale (D.lgs. 230/2021).


Quando l’ANF spetta interamente

L’ANF è garantito per l’intero anno (312 giorni) agli operai a tempo determinato con almeno 101 giornate di lavoro agricolo. Se si lavora meno, l’ANF viene riconosciuto solo per le giornate lavorate più quelle indennizzate, inclusi periodi di malattia, infortunio e maternità.


Requisiti per fare domanda

Per poter richiedere la disoccupazione agricola, bisogna:

  1. Essere iscritti negli elenchi agricoli OTD per l’anno di competenza o aver lavorato come OTI per una parte dell’anno;
  2. Avere almeno due anni di anzianità assicurativa contro la disoccupazione involontaria, anche con attività non agricola;
  3. Aver maturato almeno 102 contributi giornalieri nel biennio precedente la domanda. Sono valide anche le giornate figurative per maternità e congedi parentali, se comprese nel biennio.

Dimissioni: quando non precludono il diritto

Anche chi si è dimesso volontariamente può accedere all’indennità, a determinate condizioni:

  • Lavoratrici madri che si dimettono entro un anno dal parto;
  • Padri lavoratori che si dimettono durante il congedo di paternità;
  • Lavoratori che si dimettono per giusta causa, come:
    • Mancato pagamento dello stipendio;
    • Mobbing o vessazioni sul lavoro;
    • Spostamento ingiustificato della sede;
    • Molestie sessuali;
    • Peggioramento delle condizioni lavorative.

In caso di controversia legale, è necessario presentare documentazione a supporto della giusta causa (es. diffide, ricorsi, sentenze). Se l’INPS rileva che non c’erano i presupposti per la giusta causa, può recuperare l’indennità erogata.


Come fare domanda per la disoccupazione agricola

La domanda deve essere presentata all’INPS entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello in cui si è svolto il lavoro. Può essere inoltrata tramite:

  • Portale INPS, con accesso tramite SPID, CIE o CNS;
  • Patronato che offre assistenza gratuita;
  • Contact center INPS.

Ricorda: ogni giorno di ritardo può costarti il diritto all’indennità, quindi è importante agire in tempo.


Considerazioni finali

La disoccupazione agricola è una misura fondamentale per tutelare la stabilità economica dei lavoratori del settore primario. A fronte di un mondo del lavoro agricolo ancora caratterizzato da stagionalità, contratti a termine e incertezze climatiche, questo strumento rappresenta un aiuto prezioso.

Conoscere i requisiti, le modalità di calcolo e le tempistiche di domanda è fondamentale per non perdere un diritto conquistato con il lavoro e i contributi versati. Affidarsi a un patronato di fiducia o monitorare il portale INPS può fare la differenza tra ricevere l’indennità o restare senza alcun sostegno.

Fonte: INPS

Avviso: Le informazioni fornite sono indicazioni generali. Per dettagli specifici o chiarimenti, si consiglia di rivolgersi agli uffici competenti o a un patronato.