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Casa d’Appuntamenti a Colonnella: Sgominato il Business dello Sfruttamento

Sembra roba da film, ma purtroppo è tutto vero. La Guardia di Finanza di Teramo ha messo i sigilli a una casa d’appuntamenti nel comune di Colonnella, denunciando tre persone extracomunitarie per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Una storia che fa rabbia e che ci ricorda quanto sia importante il lavoro delle forze dell’ordine.

Un’Indagine Meticolosa che Ha Portato Risultati

I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Teramo non hanno lasciato nulla al caso. Parliamo di un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica che ha richiesto mesi di lavoro certosino: pedinamenti, videosorveglianza, analisi dei tabulati telefonici e persino l’audizione di una ventina di clienti come testimoni.

La cosa che mi ha colpito di più è come siano arrivati a scoprire tutto: partendo dal controllo delle inserzioni online dove venivano pubblicizzate, senza troppi giri di parole, prestazioni sessuali nella zona di Colonnella. Internet può essere una grande risorsa, ma purtroppo viene utilizzato anche per queste porcherie.

Le Condizioni Disumane delle Ragazze

Quello che più mi fa arrabbiare è sapere che queste giovani donne vivevano H24 negli stessi locali dove erano costrette a “lavorare”, in condizioni igienico-sanitarie precarie. Alcune erano pure immigrate clandestine, altre con visti turistici. Insomma, persone completamente vulnerabili e alla mercé di questi sfruttatori.

Gli indagati avevano organizzato tutto nei minimi dettagli: rotazione continua delle ragazze ogni 10 giorni circa, per offrire sempre “novità” ai clienti. Che schifo! Stiamo parlando di esseri umani trattati come merci da banco.

Un Business Millantato che Nascondeva l’Orrore

Durante le perquisizioni sono saltati fuori soldi, beni di consumo e documenti extra-contabili che ora la Finanza sta analizzando per capire l’entità del giro d’affari. Perché oltre al lato umano c’è anche quello fiscale: questi criminali non pagavano le tasse sui loro proventi illeciti. Come se non bastasse sfruttare delle persone!

E poi c’è un altro aspetto interessante: pare che alcuni rivenditori di SIM telefoniche abbiano fatto i furbi, omettendo o inserendo dati sbagliati nei database dei gestori telefonici. Questo ha reso più difficile l’identificazione dei soggetti coinvolti. Anche qui scatteranno le segnalazioni al Garante della Privacy.

La Giustizia Fa il Suo Corso

Ovviamente, come sempre in questi casi, vale il principio della presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva. Ma i fatti emersi dalle indagini parlano chiaro: c’era un sistema organizzato per sfruttare giovani donne in condizioni di vulnerabilità.

Quello che spero è che questa operazione serva da monito per tutti quelli che pensano di poter fare business sulla pelle degli altri. La Guardia di Finanza e la Magistratura ci hanno dimostrato che prima o poi i conti si pagano.


Fonte: Guardia di Finanza

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